A. Romano: Continua la denuncia della CISL di Frosinone sulla condizione di donne e giovani
È stato pubblicato ieri dall’ISTAT il 4° rapporto statistico “Noi Italia” che restituisce dati sconcertanti sulla condizione delle donne e dei giovani, soprattutto nella nostra Provincia, lo afferma Alessandra Romano, Segretario Provinciale CISL Frosinone.
In Italia è occupato il 61,1% della popolazione nella fascia di età 20-64 anni (terz’ultimo posto nella media UE a 27); le donne occupate sono il 49,5%, gli uomini il 72,8; a Frosinone si scende fino al 35,2% per le donne e al 66,6% per gli uomini (tassi più bassi del Lazio). Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è pari a 37,8%, valore tra i più elevati d’Europa. Particolarmente elevata l’inattività femminile 48,9 per cento. Nel 2010 il tasso di disoccupazione nazionale ha raggiunto l’8,4%, a Frosinone siamo al 9,5%. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nel nostro territorio è pari al 39,8% a fronte del 31,1% del Lazio, del 27,8% nazionale (Donne 29,4% – Uomini 26,8%) e di gran lunga superiore a quello medio dell’Unione Europea (21,1 %). In Italia più di 2 milioni di giovani (il 22,1% della popolazione tra i 15 ed i 29 anni) risulta fuori dal circuito formativo e lavorativo. La quota dei Neet (Not in Education, Employment or Training) è più elevata tra le Donne (24,9%) rispetto a quella degli Uomini (19,3 per cento). Dopo un periodo in cui il fenomeno aveva mostrato una leggera regressione (tra il 2005 ed il 2007), l’incidenza dei Neet torna a crescere nella recente fase ciclica negativa, segnalando l’incremento più sostenuto tra il 2009 e il 2010. I divari riflettono, in primo luogo, il minore inserimento dei giovani italiani nell’occupazione e, in secondo luogo, la loro maggiore presenza nella condizione di inattività (piuttosto che di disoccupazione) rispetto ai giovani degli altri paesi europei. Inoltre, i risultati evidenziano la minore capacità del mercato del lavoro italiano di includere i giovani, con il conseguente rischio che lo stato di inattività si trasformi in una condizione permanente ed il fenomeno è molto più pervasivo per le donne. Ad aggravare un mercato del lavoro contraddistinto da tali cifre, ci si aggiunge, continua la Romano, un’ulteriore variabile, fortemente correlata alle aspettative di inserimento professionale, vale a dire l’istruzione e la formazione; elementi di fondamentale importanza, non solo per il pieno e consapevole esercizio di cittadinanza, ma per una corretta valorizzazione del capitale umano. Difatti, bassi livelli di istruzione espongono al rischio di una minore inclusione nel mercato del lavoro. In Italia, sebbene il fenomeno sia in progressivo calo, nel 2010 la quota di giovani che ha interrotto precocemente gli studi, early school leaver, è pari al 18,8% (Uomini 22% – Donne 15,4%), nel Lazio abbandona il 13,4%, meno della media nazionale. In generale, la scelta di non proseguire gli studi, spesso è indice di un disagio sociale che si concentra nelle aree meno sviluppate, non è assente però nelle regioni più prospere, dove una adeguata domanda di lavoro esercita un’indubbia attrazione sui giovani, distogliendoli dal compimento del loro percorso formativo in favore di un inserimento occupazionale relativamente facile. Anche per la formazione universitaria l’Italia guadagna un terz’ultimo posto nella media europea; tra i 30-34 anni soltanto il 19,8% possiede un titolo accademico, molte più Donne (24,2%) che Uomini (15,5%). Nel Lazio i laureati, in quella fascia di età, sono il 26,2% ed in Provincia di Frosinone nel 2010, su 1034 laureati, il 59% è di sesso femminile, ma la percentuale maggiore di occupati, a parità di titoli, è appannaggio maschile. Dunque, le ragazze ciociare accedono brillantemente ai livelli alti dell’istruzione, concludono prima degli uomini gli studi universitari, ottengono votazioni maggiori dei loro colleghi, ciò nonostante non riescono ad infrangere il famigerato glass ceiling. La lettura di questo poco rassicurante scenario, sostiene il Segretario CISL, deve indurre tutti ad una adeguata riflessione, affinché avvenga la piena costruzione di un sistema basato sul rispetto del principio di pari opportunità e della meritocrazia in ogni ambito della vita sociale ed economica del Paese. Noi della CISL riteniamo che il sostegno e la tenuta di politiche di genere serie, la capacità di implementare percorsi di conciliazione e politiche “family friendly” adeguate, in famiglia come nel lavoro, siano elementi essenziali alla crescita ed allo sviluppo. Per crescere davvero, oltre ai necessari interventi contrattuali, normativi, legislativi e di sostegno all’occupazione (femminile e giovanile), è importante ampliare anche gli orizzonti culturali. È necessario, conclude Alessandra Romano, superare l’idea secondo cui lavoro e vita privata siano incompatibili e che la produttività sul lavoro sia in conflitto con i vincoli e le dinamiche affettive. È necessario stimolare un approfondito dibattito per favorire e contribuire alla costruzione di una solida coesione sociale, attenta ai bisogni delle persone e rispettosa delle singole diversità, con un sistema di welfare efficiente. La centralità ed il ruolo fondamentale delle donne e dei giovani nei passaggi epocali della storia, ha dimostrato che essi possono essere garanti della tenuta e della continuità della società, proprio nei momenti in cui più forte appare il disorientamento generato dai cambiamenti e dalle trasformazioni, non certo attraverso un assistenzialismo sterile, bensì attraverso il dignitoso protagonismo nel lavoro. Questa è la nostra idea di sviluppo, che ripropone, ancora una volta, le persone ed il loro talento come opportunità da cogliere nel momento in cui ci si accinge a riscrivere i codici che governeranno lo sviluppo economico e sociale dell’Evo Globale.