Coppotelli (Cisl): “Il lavoro è l’unico motore con il quale far ripartire il Lazio”
Un anno di grandi trasformazioni. Nel quale l’economia del Lazio ha rallentato. Aumentano i giovani che vanno all’estero. Coppotelli: “Il lavoro deve tornare al centro del dibattito politico”
I numeri dell’Istat lasciano pochi margini per le riflessioni: l’industria del Lazio procede a ‘macchia di leopardo‘. Ci sono eccellenze che trainano l’export e allo stesso tempo poli che iniziano ad arrancare. Una parte è colpa di fattori europei: l’Automotive inizia la sua fase di riposizionamento legata ai motori elettrici, il manifatturiero paga il prezzo di una sfida basata troppo sui costi e poco sulla capacità di creare cose nuove e fatte in maniera migliore. Un posto di lavoro su quattro lo crea la circular economy, l’industria basata sul recupero dei materiali, si perdono posti tradizionali, ne nascono di nuovi attraverso il 4.0 ma solo se si è specializzati.
È un mondo che cambia in fretta. Esattamente come aveva profetizzato Enrico Coppotelli: un anno fa segretario generale della Cisl di Frosinone, eletto a Roma dalla Cisl del Lazio diventandone dopo sei mesi il segretario Generale : una struttura con circa 300mila iscritti, tra le più importanti in Italia..
Segretario, è stato un anno di grandi trasformazioni…
Io invece lo definirei un anno di transizione, visto il perdurare della crisi economica, ma con importanti passi avanti effettuati in termini di accordi raggiunti e sottoscritti con la Regione Lazio.
Ad esempio?
Ad esempio la sottoscrizione dell’intesa per il contrasto del caporalato sottoscritta l’8 gennaio scorso. Un protocollo importante perché nella nostra Regione il settore agricolo, con oltre 44mila imprese, 43.352 dipendenti e 24.851 lavoratori autonomi. È una voce fondamentale per l’economia del territorio. Ma il lavoro regolare rappresenta una realtà parziale, visto che, secondo il 4° Rapporto Agromafie e Caporalato, sarebbero almeno 40mila i lavoratori irregolari in agricoltura sottoposti a turni di lavoro massacranti, paghe da fame e condizioni di vita insostenibili.
Le aree di crisi complessa sono state un fallimento?
Intanto evidenzierei l’accordo con la Regione Lazio per finanziare la cassa integrazione e la mobilità in deroga nelle aree di crisi complesse, quindi Colleferro, Rieti e Frosinone. Ora siamo in attesa di capire quali misure il Governo varerà in Finanziaria per il rifinanziamento degli Ammortizzatori Sociali. Abbiamo rilevato che senza politiche concrete di sviluppo è difficile raggiungere gli obiettivi di ricollocazione che erano stati fissati.
È un territorio che invecchia
E proprio a questo proposito, sempre in tema di accordi è arrivata la firma, molto attesa e tra gli unici in Italia, per abolire il super ticket nazionale, la quota di 10 euro del ticket delle ricette sanitarie per la specialistica ambulatoriale, a favore degli over 60 anni e categorie svantaggiate. Un beneficio che riguarda oltre 400 mila persone nella nostra regione.
Dopo anni di calo, sono tornati a salire i morti sul lavoro
Importantissimo il protocollo di aprile ‘Per la salute e la sicurezza sul lavoro’, per contrastare infortuni e morti sul lavoro, che individua aree prioritarie di intervento, come ad esempio appalti e subappalti, e per il quale abbiamo recentemente costituito il Coordinamento salute e sicurezza unitario, un luogo per raccogliere istanze del territorio ed elaborare strategie. Un fenomeno di allarme vero sociale quello delle morti sul lavoro, visto e considerando le statistiche che, fino all’altro ieri, ci comunicano che 83 decessi da gennaio, 11 in più dell’anno scorso. Una vera piaga che, per noi sindacati confederali, è una urgenza assoluta che dobbiamo contrastare in tutti i modi, a partire dalla formazione, per proseguire con controlli e sanzioni intensificati.
Il mondo del Lavoro è cambiato
Infatti abbiamo firmato il protocollo d’intesa, sempre con la Regione Lazio e le categorie della Funzione Pubblica per l’istituzione dell’agenzia Spazio Lavoro che si occuperà dei servizi per il lavoro e delle politiche attive del lavoro. Con l’accordo si valorizza la professionalità del personale dei centri per l’impiego della Regione e si dà una risposta alle esigenze delle persone, delle imprese e del territorio. Il protocollo prevede, a tal proposito, tavoli di confronto sui temi oggetto dell’accordo primo fra tutti la gestione dei servizi per il lavoro e le politiche attive.
I dati Istat dicono che l’economia del Lazio è in crescita ma meno del passato, ci tiene in positivo solo l’export
Tutti i dati e le analisi che abbiamo visionato, ci hanno sostanzialmente confermato una fase di stagnazione dell’economia laziale relativa alle PMI, nonostante l’export sia cresciuto e la nostra regione dimostri comunque una buona capacità di ripresa e vitalità delle imprese. Purtroppo tutto ciò non si traduce anche in qualità dell’occupazione. Se nel primo semestre 2019 il tasso di occupazione è stato del 61,8%, più alto della media italiana (59,4%), eppure i contratti a tempo indeterminato sono scesi (dal 42,9 per cento al 40,5 per cento) e sono cresciuti i contratti a tempo determinato (dal 44,9 per cento a 47,6 per cento). Questo è un fattore di debolezza dell’intero sistema, non solo per il lavoratore. Così come ci preoccupa il crollo della formazione: le opportunità di finanziamento rappresentate dai fondi interprofessionali e degli altri fondi pubblici non vengono utilizzate e le previsioni sono negative. Invece la formazione non è solo un’arma strategica affinché il sistema economico rimanga competitivo ma anche una delle poche armi che abbiamo per contrastare realmente la tragedia delle morti sul lavoro.
Qual è il freno a mano tirato sulla nostra crescita?
Sul tappeto rimangono le criticità legate ad un’economia stagnante, i livelli e la qualità dell’occupazione, i trasporti e la quotidiana agonia dei pendolari, un vero esercito di cittadini laziali che si spostano quotidianamente per motivi di lavoro, di studio, di salute. C’è ancora il problema dei rifiuti, con le enormi disparità sul territorio sui raggiungimenti degli obiettivi della raccolta differenziata e il nodo, tuttora irrisolto, dello smaltimento di quelli prodotti dalla Capitale.
I numeri riconoscono che nel lazio abbiamo un buoin sistema universitario: al punto che oggi esportiamo all’estero i nostri cervelli perché non gli forniamo qui deguate opportunità.
È un vero dramma. Ogni anno le università di Roma, di Cassino, i loro poli in tutto il Lazio, creano e sviluppano giovani talenti. All’interno dei nostri atenei ci sono addirittura uffici che si incaricano di individuare le migliori idee e spiegare ai laureandi come trasformarle in impresa. Poi però perdiamo tutto perché questi ragazzi, per dare un senso ai sacrifici affrontati dalle famiglie per farli studiare, se ne vanno in Germania, nel Regno Unito, negli Stati Uniti. Ha ragione il nostro segretario Annamaria Furlan: abbiamo guardato all’immigrazione e non abbiamo invece pensato abbastanza ai nostri giovani che fanno i migranti nel resto del mondo. Ci vuole serietà in questo Paese per affrontare i nodi importati che abbiamo davanti.
È anche per loro che nelle prossime ore manifesterete a Roma?
Per loro e per il rinnovo dei contratti pubblici e privati. Per il superamento dei contratti pirata, per una riforma e un piano di assunzioni nella Pubblica Amministrazione. Lo faremo in maniera unitaria con Cgil e Uil in piazza Santi Apostoli a Roma. Noi vogliamo che il lavoro torni al centro del dibattito: la politica perde tempo in discussioni che appassionano molto poco i lavoratori. Allora noi vogliamo che i protagonisti della manifestazione siano le lavoratrici ed i lavoratori. Che abbiamo chiamato a raccontarer la loro condizione, i loro problemi, e avanzeranno le loro proposte: dai settori della scuola e della ricerca, alla sanità, alla pubblica amministrazione.
Una parte fondamentale del futuro passa attraverso la trasformazione dei rifiuti in nuova materia prima. A questo proposito, la giunta regionale ha varato il piano 2019-2025, che prevede di passare ad un’economia circolare. E di arrivare al 70 per cento di raccolta differenziata nelle province laziali. La realtà è diversa…
Infatti. La realtà ci dice altro. Ci dice che Roma non avendo impianti sufficienti o discariche di servizio è in perenne emergenza ed è costretta a mandare i rifiuti nelle province del Lazio, in altre regioni e all’estero con costi enormi per i cittadini romani.
E contribuendo al calo della differenziata nella regione.
Vero. Ma il problema non è solo di Roma. In realtà manca la chiusura del ciclo dei rifiuti. E non intendo solo a Roma. Il piano stanzia risorse per il riequilibrio dell’impiantistica sui territori, affronta il problema dell’economia circolare e prevede investimenti regionali per sostenere Comuni e aziende pubbliche nella realizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, si pone obbiettivi ambiziosi. Si tratta di passi importanti che se attuati e rispettati potrebbero portare risultati positivi. Per adesso è necessario affrontare e risolvere l’emergenza di Roma.
Il principale polo metalmeccanico del lazio, l’Automotive del cassinate, è in affanno…
Avevamo espresso le nostre perplessità in tempi non sospetti e cioè quando vennero varate le misure che incentivavano le auto elettriche. Sostenemmo che quei fondi sarebbero stati impiegati meglio sostenendo il ricambio del parco auto, incentivando la rottamazione dei veicoli più vecchi ed inquinanti.
Nel corso dell’anno ha puntato il dito più volte sulla questione dei trasporti
Ci sono diverse criticità che riguardano i trasporti nella nostra regione e che rendono pesanti gli spostamenti dei pendolari che sono, ricordiamolo, oltre un milione e mezzo. Su questo fronte abbiamo riconosciuto alla Regione l’impegno di risorse importanti ma gli obiettivi previsti sono ancora lontani. In buona parte quegli investimenti rimangono in gran parte nei bilanci e restano senza risposte adeguate le richieste che abbiamo fatto di mettere mano alle infrastrutture per raggiungere risultati concreti che rilancino l’occupazione, riducano le emissioni e riescano a rendere più umana la vita dei pendolari.
Quindi vede una correlazione tra la riduzione delle emissioni e una maggiore efficienza dei mezzi pubblici?
E’ evidente. Se i mezzi funzionano le persone si spostano ben volentieri lasciando la macchina a casa e contribuendo in maniera sostanziale alla salvaguardia dell’ambiente.
Sull’ambiente la CISL è in prima linea. In occasione del Friday for future avete dato vita ad un format Immaginiamo Green Progettiamo futuro. Di cosa si tratta?
Come CISL dopo l’adesione al Friday For Future abbiamo sentito la necessità di aprire un dialogo con le nuove generazioni. Un dialogo sui temi ambientali a 360 gradi. Siamo di fronte ad un problema epocale. Interessa e preoccupa la maggior parte delle persone ed è la cosa da cui partire per poi riflettere criticamente. Anche su tuti gli altri temi. Con i giovani, nelle università e nelle scuole, vogliamo parlare di sviluppo sostenibile, lavoro, ambiente, clima e territorio. A loro vogliamo spiegare che lavoro e ambiente non sono incompatibili. Abbiamo iniziato a dialogare con gli studenti dell’Università La Sapienza di Roma ma nel 2020 abbiamo in programma una serie di incontri che ci porteranno nelle Università e nelle scuole del Lazio per portare avanti questo progetto e per coinvolgere sempre più giovani. Accorciare le distanze tra Sindacato e giovani, lavoro e nuove generazioni è e rimane uno dei nostri obiettivi: solo così potremo davvero sostenere lo sviluppo delle nuove competenze e professionalità tra chi, quel futuro, lo abiterà domani.