Coppotelli Cisl: Rinnovo contratti del pubblico impiego; sviluppo industriale e strumenti di impresa 4.0; politiche sociali, in particolare contrasto alla povertà; lavoro, in particolare occupazione giovanile.
La Legge di Bilancio vale 20 miliardi, di cui 15 saranno destinati ad evitare la clausola di salvaguardia, vale a dire ad evitare l’aumento dell’Iva. Per il resto, sono state individuate le seguenti priorità: rinnovo contratti del pubblico impiego; sviluppo industriale e strumenti di impresa 4.0; politiche sociali, in particolare contrasto alla povertà; lavoro, in particolare occupazione giovanile.Per quanto riguarda il lavoro, a valle delle riunioni dei tavoli tecnici, e prescindendo dalle questioni da affrontare in via amministrativa con decreti ministeriali e circolari, nella legge di bilancio saranno contenute diverse richieste di CGIL, CISL e UIL come ad esempio:
La copertura finanziaria per il trasferimento del personale dei Centri per l’Impiego alle Regioni, cosa che consentirà l’accordo con le Regioni stesse (in quest’ambito sarà prevista anche la stabilizzazione del personale precario);
La decontribuzione del 50% degli oneri previdenziali per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani fino a 29 anni (35 anni per i primi 12 mesi, se arriva ok dell’UE) con una norma che, a differenza delle decontribuzioni degli anni passati, sarà strutturale;
La decontribuzione al 100% se le assunzioni riguarderanno giovani che hanno effettuato nelle stesse aziende i periodi di alternanza scuola-lavoro e se saranno effettuate nelle aree del Mezzogiorno (prorogando i bonus dello scorso anno);
La continuazione della sperimentazione sull’apprendistato duale, compresa la proroga degli incentivi maggiorati che sono in scadenza a dicembre 2017, aumentando lo stanziamento annuo dagli attuali 25 mln di euro a 85 mln di euro;
La proroga di un anno della norma che consente ulteriori 12 mesi di cassa integrazione straordinaria, oltre le durate massime complessive fissate dalla legge, nelle aree di crisi complesse;
La possibilità di ulteriori 6 o 12 mesi, a seconda delle situazioni aziendali, di cassa integrazione straordinaria, oltre le durate massime complessive fissate dalla legge, per aziende con oltre 100 dipendenti, indipendentemente dalla collocazione in area di crisi, con uno stanziamento di 100 mln di euro;
L’anticipazione dell’assegno di ricollocazione, che potrà essere concesso in corso di cassa integrazione straordinaria, sulla base di un accordo sindacale, fatta salva la volontarietà del lavoratore e senza obbligo di accettazione dell’offerta di lavoro, con incentivi sia per il lavoratore che per l’impresa, secondo lo schema presente nell’accordo Cgil, Cisl, Uil – Confindustria dello scorso anno;
L’incremento del “contributo licenziamento” in caso di licenziamenti collettivi;
Le modifiche alla normativa del Fis, in particolare innalzando il tetto aziendale (da 4 volte il versato a 10 volte il versato per la singola azienda) entro il quale le prestazioni possono essere concesse.
Sul tema Previdenziale nel testo della legge di bilancio troveranno posto alcune misure dirette a migliorare l’accesso all’Ape sociale, in particolare prevedendo: per le lavoratrici madri una riduzione di sei mesi per figlio dell’anzianità contributiva minima richiesta per l’accesso all’anticipo pensionistico (rispetto ai 30 anni di contribuzione minima richiesta per le disoccupate, per le invalide gravi e per lavoratrici
che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o altri familiari di primo grado conviventi in situazioni di disabilità grave ai sensi dell’art.3 comma 3 della legge 104/92, e rispetto ai 36 anni di contribuzione minima richiesta alle lavoratrici che svolgono le attività di lavoro considerato gravoso);
l’estensione della possibilità di accesso all’Ape sociale anche ai lavoratori e alle lavoratrici che si trovano in stato di disoccupazione per scadenza del termine del rapporto di lavoro a tempo determinato ma a condizione che abbiano avuto, nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi.
Sempre nel testo del disegno di legge di bilancio troveranno posto le norme relative alla equiparazione della disciplina fiscale sulle prestazioni di previdenza complementare dei dipendenti pubblici al livello di quella prevista per i dipendenti privati, così come l’estensione delle possibilità di utilizzo della R.I.T.A. (rendita temporanea), sia per i lavoratori che cessino l’attività lavorativa e maturino l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i cinque anni successivi, sia per i lavoratori che risultino inoccupati per un periodo di tempo superiore a 24 mesi e che maturino l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i dieci anni successivi.
Altre questioni sollecitate da CGIL – CISL e UIL, come la riapertura di un periodo di “silenzio – assenso” ai fini dell’adesione alla previdenza complementare; l’introduzione di una pensione di garanzia per i lavoratori e le lavoratrici con bassi redditi nel sistema contributivo;
l’estensione delle possibilità di accesso all’Ape sociale per i soggetti privi di Naspi e l’ampliamento delle possibilità di accesso all’Ape sociale, per coloro che abbiano svolto le attività di lavoro gravose per 6 anni continuativi negli ultimi 8 anni, saranno oggetto di valutazione collegiale da parte del Consiglio dei Ministri.
Come Cisl, allo stato attuale del confronto abbiamo rilevato la presenza di una distanza fra le misure proposte dal Governo nella legge di bilancio e gli impegni reciprocamente assunti nell’intesa del 28 settembre 2016. Al tempo stesso abbiamo fatto presente come alcune tematiche presenti nella “fase due” dell’intesa, non avendo impatto diretto sul bilancio 2018, possano essere affrontate con un impegno politico al di fuori della legge di bilancio, continuando il confronto sulla definizione delle misure necessarie. Si tratta, in particolare, dei temi riguardanti: l’automatismo fra l’aumento dell’aspettativa di vita e l’incremento dei requisiti pensionistici; i requisiti e le modalità di accesso alla pensione calcolata nel metodo contributivo e la valorizzazione del lavoro di cura, che riguardano soprattutto i lavoratori e le lavoratrici più giovani; la tutela del potere di acquisto delle pensioni in essere (ritorno dal 2019 al meccanismo di rivalutazione dei trattamenti pensionistici previsto dalla legge 388/2000) e il recupero della mancata indicizzazione, per effetto della legge Monti – Fornero, ai fini della rivalutazione una tantum del montante nel 2019.
Per tutti questi motivi, il confronto è stato aggiornato, al fine di effettuare una valutazione complessiva sull’attuazione dell’intesa sulla previdenza.