Coppotelli: Giovani precari con la Partita Iva. “Ecco come cambia il mercato del lavoro a Frosinone”
Ad intervenire su questo nuovo fenomeno all’orizzonte è Enrico Coppotelli, Segretario Generale della FELSA – CISL di Frosinone che chiosa: Fino a qualche tempo fa la partita Iva era il simbolo dei liberi professionisti dei “self made men”, oggi invece, sono costretti a richiederla anche i giovani dipendenti.
In Provincia di Frosinone continuano a crescere le nuove richieste di apertura della Partita Iva, questo farebbe pensare ad una nuova classe di auto imprenditoria invece, spesso, sempre più spesso, la partita Iva è un’ultima spiaggia, l’unica alternativa alla disoccupazione. Una volta, pur di lavorare, ci si accontentava di un co.co.co, contratto di collaborazione continuativa o di un contratto a progetto, adesso queste sono forme di precariato di lusso, fuori portata specie per quei giovani che si trovano davanti ad aziende che puntano alla sostituzione dei contratti flessibili con formule ancora più terziarizzate e a basso costo.
I numeri della Provincia di Frosinone lo confermano: calano le diverse forme di lavoro a termine, le collaborazioni a progetto e quelle occasionali, cala tutto tranne il numero delle partite Iva che godono soprattutto di una situazione normativa quanto meno incerta. In sostanza, anche in Provincia di Frosinone, da qualche tempo, c’è questo malcostume, si fanno lavorare giovani con tanto di obblighi tipici del lavoratore subordinato: presenza in azienda, orario di lavoro vincolato e utilizzo del materiale fornito dalla società che non lo assume ma gli impone di aprire una partita Iva. Con la partita Iva si dice sì a salari dimezzati, incalza Coppotelli, non esiste il Contratto Collettivo Nazionale, no ad assistenza sociale, si pagano contributi alti e non si avrà mai pensione. Poi ci sono le tasse: ad un dipendente vengono conteggiate e prelevate dalla busta paga, sicuramente una decurtazione dolorosa ma, almeno, automatica.
Per un autonomo, invece, entra nella giungla fiscale. C’è innanzitutto la gestione separata Inps: iscrizione obbligatoria per tutti i mestieri che non contemplano ordine professionale e quota annuale di contributi attorno ai 2.600 euro annui per avere una pensione, se tutto va bene, di 500-600 euro al mese. Poi, quando necessario, c’è da pagare l’iscrizione in camera di commercio: 88 euro all’anno e, ovviamente l’Irpef, una quota attorno al 23% se uno fattura meno di 20 mila euro, a salire in base al reddito. Le scadenze, di solito, sono trimestrali e, giusto per complicare un po’ la situazione ci si mettono le proroghe, gli acconti e gli spostamenti di termini. Senza considerare il tempo che la gestione della partita Iva si “mangia”: tempo di lavoro extra e non retribuito, insomma come dire al peggio per questi giovani della Provincia di Frosinone non c’è mai fine.
Come Sindacato stiamo monitorando il dato e nelle prossime settimane ci incontreremo con la Segreteria Nazionale della FELSA – CISL per realizzare delle Task Force territoriali che disincentivino, con l’informazione, tale pratica che lede in maniera pesante i diritti e le speranze di giovani lavoratori.
Quella che rappresento è la categoria della CISL che tutela i lavoratori atipici, somministrati ed autonomi, ma gli autonomi per scelta e non per obbligo.