Cari amici e amiche pensionati,
questa magnifica manifestazione provinciale, che vede la partecipazione del quadro
dirigente della FNP di Frosinone, insieme ad attivisti e militanti della nostra categoria, onorati dalla presenza del nostro Segretario Generale Antonio Uda che ringraziamo per la sua partecipazione.
Sicuramente il suo intervento di chiusura offrirà a tutti noi un prezioso ed indispensabile contributo in grado di arricchire la nostra iniziativa sindacale che andremo a sviluppare nei prossimi giorni.
Questo incontro cade subito dopo la consultazione che in questi giorni passati ci hanno visti impegnati nelle assemblee, soprattutto nei Centri anziani di pensionati e pensionate per illustrare il contenuto dell’accordo sottoscritto con il Governo del 10 e del 23 luglio scorso e in contemporanea la nostra assemblea organizzativa nazionale.
Dopo tante prese di posizioni e di discussioni è notizia di questi giorni che il testo definitivo è stato licenziato dal Consiglio dei Ministri. Non è stato stravolto e conferma lo spirito dell’accordo di luglio contemporaneamente sono stati presentati sia dalla maggioranza che dall’opposizione un numero nutrito di emendamenti.
Sembra che sia stato solo perfezionato dal punto di vista giuridico, migliorato nelle parti che riguardano i lavori usuranti e contratti a termine seguirà l’iter in parlamento per la definitiva approvazione.
La stessa maggioranza governativa non sta dando una bella immagine, ognuno parla per se stesso, non vi è una vera squadra, il rischio concreto e che aumenta ancora di più il distacco dei cittadini nei confronti della politica.
Anche se vi è una risicata maggioranza di Governo, soprattutto al Senato, il disegno di legge va approvato entro dicembre perché se così non fosse tornerebbe automaticamente lo “scalone” della riforma Maroni e verrebbe rimesso in discussione il minimo previdenziale del 60% per i giovani e prorogato ulteriormente l’inizio del conteggio di 36 mesi nei contratti a termine per i giovani a partire dall’entrata in vigore della legge.
E’ bene precisare che l’intesa del 10 luglio “aumenti delle pensioni basse”, come peraltro sostenuto in occasione dell’Assemblea Organizzativa Provinciale del giugno scorso, è già legge e i pensionati che ne hanno diritto hanno ricevuto prima la comunicazione dagli Istituti erogatori e successivamente hanno avuto i benefici per un numero superiore alle 32 mila unità in provincia che sono al di sotto del trattamento mensile di 654 euro con un’età anagrafica di almeno 64 anni.
Gli aumenti, per la prima volta, vengono corrisposti in ragione degli anni contributivi. Inoltre dal prossimo gennaio verranno aumentati i trattamenti agli invalidi civili, ciechi e sordomuti.
E’ stata una esperienza positiva, per la partecipazione e il dibattito che si è sviluppato. Desidero ringraziare tutti per l’impegno profuso in questo importante momento per la vita sindacale.
Per la prima volta nella storia abbiamo incontrato unitariamente 5.920 persone in quiescenza che a conclusione hanno espresso un voto plebiscitario al “SI” con una percentuale del 97,53%.
Molti pensionati hanno rappresentato il grande disagio esistente anche nella nostra provincia per le difficoltà che incontrano giornalmente nel contempo parte di essi hanno manifestato lamentele in quanto percettori di trattamenti pensionistici superiori al minimo non riceveranno nessun beneficio economico per l’anno in corso.
Ciò è sicuramente vero ma al momento la scelta operata nell’anno in corso è stata quella di favorire nella prima fase i pensionati con pensioni basse.
Erano queste categorie di persone a cui dare immediata risposta per dovere morale e per farle vivere più decentemente.
E’ imperativo per noi continuare sulla strada intrapresa che ci consente di incontrare e discutere con i pensionati e pensionate le nostre richieste, aiutati dalla nuova normativa regionale sui centri sociali, voluta fortemente dalla FNP Regionale ed in particolare dal Segretario Generale Regionale, Mario Menditto.
Certamente, come è stato da tutti affermato l’intesa costituisce una tappa storica nella vicenda sociale e rivendicativa della categoria
Si tratta di un accordo in forte discontinuità con il passato per cui non dobbiamo nascondere la nostra profonda soddisfazione, senza però lasciarci andare ad inutili demagogie ed entusiasmi.
E’ solo il primo importante passo per il recupero della nostra dignità e forza contrattuale e per il riconoscimento della categoria dei pensionati come autorità sociale, ma la strada che abbiamo innanzi è molto lunga e la battaglia è ancora aperta.
Desidero rammentare prima a me stesso e poi a tutti voi, l’impegno che per tanti anni i pensionati, con iniziative sindacali forti sono stati gli attori principali nel sostenere le rivendicazioni, e, dobbiamo essere orgogliosi, nonostante le difficoltà riscontrate sia interne che esterne al sindacato.
Il merito dei risultati va in primis al nostro Segretario Generale Uda che le ha sostenute con molta determinazione, a lui va il nostro ringraziamento per aver portato la nostra Federazione ad essere un vero soggetto politico e, quindi, una categoria riconosciuta da tutti al pari delle altre.
Finalmente dopo anni di manifestazioni pressioni sindacali abbiamo ricominciato a contrattare ed a portare a casa i primi sudati risultati.
Era abbastanza chiaro a tutti che le disponibilità economiche erano limitate e sapevamo che non era possibile avere tutto e subito.
Alcune forze politiche hanno tentato di mettere in contrasto le aspettative degli anziani con quelle dei giovani ma senza risultato.
La determinazione e la caparbietà di fare sindacato con la “S” maiuscola ci hanno portato a questo risultato che non a torto, è stato definito storico, perché ha anticipato l’accordo del 23 luglio tra il Governo e Confederazioni, aprendo la strada ad una trattativa complessiva.
Come si diceva il giudizio è positivo:
perché per le poche disponibilità economiche, ha interessato, per ora, solamente le pensioni contributive basse, ma da garanzie, nel futuro, anche alla altre;
perché ha recuperato le pensioni di reversibilità, che inizialmente erano escluse;
perché ha allargato la platea delle pensioni rivalutate secondo l’andamento dell’inflazione;
perché ha rimesso in pista un secondo livello di contrattazione, non applicato da troppi anni (vedasi art.11 legge 503/92).
Tutto questo per i pensionati, dentro un quadro molto più ampio di accordo Governo-Confederazioni delinea un importante quadro di diritti e di tutele per i lavoratori, i giovani e le donne.
La nostra convinzione della giustezza delle nostre richieste, la nostra decisione di andare avanti, la nostra grande capacità di resistenza, sono la garanzia per un futuro a tutti noi e a ciascuno di noi una risposta ai propri bisogni.
Un sindacato, quindi in grado di rappresentare tutti i suoi iscritti, di mobilitarsi e di impegnarsi per una vera solidarietà, soprattutto nei confronti dei più deboli della società.
Da sempre come FNP abbiamo affermato che le pensioni sono state svalutate del 30% e quindi erose del loro potere d’acquisto per effetto dell’aumento dei prezzi e tariffe e, da ultimo aggiungiamo le notizie di questi giorni dell’ulteriore aumento dei generi di prima necessità che gravano ulteriormente e pesantemente sul bilancio familiare come il pane la pasta il latte, acqua, luce e gas.
Se prima il pensionato il disoccupato o il cassa integrato aveva difficoltà ad arrivare alla quarta settimana, oggi a mala pena si arriva alla terza settimana, selezionando gli acquisti da fare talvolta rinunciando ai beni di prima necessità.
Abbiamo vinto una tappa dobbiamo arrivare al traguardo poiché abbiamo ancora in piedi questioni di vitale importanza quali: l’aumento delle risorse da destinare alla non autosufficienza e agli incapienti.
Da una prima lettura fatta sui resoconti di stampa, anche se le notizie riportate nel giorno prima il giorno seguente non vi è più traccia o addirittura sono cambiate, sono previste misure a favore dei contribuenti a basso reddito, misure però non abbastanza selettive perché la scelta di dare la stessa somma a tutti, con intervento a pioggia, senza fare le dovute differenze di in capienza, si rischierebbe di corrispondere ad alcune categorie che da sempre sono annoverati tra gli evasori.
E come non pensare ai fondi del 5 per mille dello scorso anno, che con scelta autonoma i contribuenti all’atto della dichiarazione dei redditi hanno destinato ai vari Enti e Associazioni di volontariato ancora da destinare, giustificato da un mero errore tecnico.
Sapete benissimo che come pensionati siamo interessati alla questione per la scelta fatta in favore della nostra associazione di volontariato ANTEAS.
E’ ancora più grave che per l’anno in corso nella finanziaria non vi è traccia della continuità di tale finanziamento.
A meno di emendamenti presentati manca la norma istitutiva che dovrebbe accompagnare l’eliminazione del tetto e l’introduzione di regole più stringenti ai soggetti beneficiari.
Alla eliminazione delle ancora esistenti differenze fiscali tra lavoratori in attività e pensionati che ci penalizzano fortemente.
L’istituzione di un paniere ISTAT per i pensionati, tarato sui bisogni degli anziani, l’omogeneizzazione del calcolo della pensione uguale per tutti, l’eliminazione del cumulo tra pensione e retribuzione.
Continuare nella battaglia sull’equità fiscale, definire un nuovo patto fiscale che consente una vera politica fiscale contro l’evasione e l’elusione.
I risultati fino ad oggi conseguiti sono da considerarsi positivi,occorre continuare nei controlli di chi ancora oggi rientra nella lista degli evasori e le somme del maggior gettito da destinare ai salari e alle pensioni.
L’Istat nel recente rapporto ha evidenziato che nei primi mesi dell’anno in corso si è registrato un aumento dei tributi regionali locali, anche in applicazione della finanziaria del 2007.
Il gettito delle addizionali, che rispetto al passato, nello stesso periodo vi è stato un aumento del 10,3% per le addizionali regionali IRPEF e del 30,9% per le addizionali comunali.
Come continuare nella richiesta di abbassare o eliminare l’aliquota ICI, l’esenzione della tassa sui rifiuti nei confronti dei titolari di basso reddito.
Ciò dimostra che la tassazione locale impoverisce drasticamente i redditi di pensionati e lavoratori dipendenti.
Non dobbiamo abbassare la guardia, è assolutamente vietato smobilitare, bisogna mantenere l’occhio vigile sulle conquiste appena ottenute, continuando a lottare per ampliare la platea degli anziani tutelati e considerare tutte le pensioni in essere per dare concrete risposte ai tanti pensionati oggi esclusi dagli aumenti.
C’è da considerare nell’accordo del 23 luglio, all’insaputa della nostra categoria è stata inserita una “tassa sociale” che ha creato un grosso malessere tra i nostri iscritti.
Stiamo parlando di ex lavoratori che hanno portato all’atto del passaggio all’INPS soldi e non debiti e non possono essere annoverati tra i pensionati “privilegiati” visto che parliamo di persone che a mala pena arrivano ad un trattamento mensile pensionistico che oscilla attorno a 1.400 euro mensili e da sempre distinti per la solidarietà nei confronti di altre persone soprattutto pensionati ed indigenti.
Il nostro Segretario Generale Uda nella relazione svolta in occasione dell’assemblea Organizzativa Nazionale ha stigmatizzato sulla decisione assunta e, dicendo che va recuperata e ricondotta ad equità nel prossimo futuro che al di la di interessi negati a diversi amici implica questioni di principio sulle quali non solo noi della FNP ma tutti non possiamo transigere.
Prima di approdare al Parlamento, da dichiarazioni fatte da esponenti politici della maggioranza, la legge finanziaria è stata definita snella e che va nella direzione di tutelare le fasce deboli del nostro tessuto sociale che sono in forte sofferenza.
I PRIMI SEGNALI NON VANNO IN QUESTA DIREZIONE SAREMO ATTENTI E VIGILI SE DALLE DICHIARAZIONI SI PASSA AI FATTI CONCRETI.
E come stare buoni sui privilegi in materia pensionistica che vedono i deputati,senatori e consiglieri regionali, molto generosi con loro stessi, con la possibilità di andare in pensione a 50 anni con assegno mensile che oscilla dai 3 a 8 mila euro mensili, senza considerare i benefit che sono stati loro assegnati.
Si afferma poi che le spese sono state decurtate del 30%? Ma di quali spese stiamo parlando? Forse quelle destinate all’assistenza.
Ma è mai giustizia questa ? Bell’esempio di solidarietà e poi vediamo scritto alle spalle dei giudici nelle aule dei tribunali che “LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI”. Forse questi signori, rispetto a chi deve vivere con 800 euro mensili e, quindi fa fatica ad arrivare a fine mese, sono considerati persone con le…… cosiddette d’oro.
Non è mia intenzione fare del qualunquismo ma i signori politici essi di destra o di sinistra che siano, prima di parlare degli altri dovrebbero affrontare le loro condizioni facendo un grande sforzo solidaristico per recuperare nei loro confronti risorse da destinare a chi oggi vive in povertà.
I nostri pensionati, i nostri soci, sono stati sempre attenti e lo hanno dimostrato in tante occasioni, di quanta sensibilità e solidarietà nei confronti di chi oggi si trova in stato di disoccupazione e di chi sta rischiando il posto di lavoro.
Solidarietà e condivisione ve n’è stata e speriamo che non sia solo a senso unico e che tutti all’interno della nostra confederazione abbiano gli stessi sentimenti e la stessa disponibilità, non a parole ma nei fatti, nei confronti delle nostre rivendicazioni.
A livello provinciale, poiché è nostra ferma convinzione, che il reddito dei pensionati si può salvaguardare, non solo con le rivendicazioni nazionali e regionali, anche con una vera vertenza provinciale e comunale che ci consente nei confronti dei comuni di affrontare seriamente prezzi e tariffe di competenze degli enti locali.
L’anno passato, come ricorderete abbiamo intrapreso questa strada, devo purtroppo constatare che su 91 comuni pochi hanno risposto all’appello che unitariamente abbiamo fatto e non può soddisfarci completamente, anche se alcuni comuni, per la verità pochi hanno confermate le imposte degli anni scorsi, mentre la stragrande maggioranza le hanno fatto lievitare enormemente.
Il bilancio, come si diceva non è confortante, è nostra ferma convinzione proseguire nell’azione intrapresa, unitamente alle Confederazioni, in occasione del confronto sui bilanci comunali per perseguire l’obiettivo della tutela del reddito attraverso la riduzione del prelievo fiscale e imposte comunali che gravano sui lavoratori e pensionati, senza diminuire i servizi e senza aggravi sulla loro accessibilità.
Ci conforta che le Amministrazioni stanno prendendo conoscenza della realtà sociale del loro comune e che considerano le Federazioni Sindacali dei pensionati quali categorie contrattuali a tutti gli effetti.
Lo stesso protocollo sottoscritto con l’Amministrazione provinciale ha il preciso obiettivo di contriubuire, ciascuno per le proprie competenze e nel rispetto delle reciproche autonomie, alla individuazione delle risorse, alla programmazione e alla valutazione delle politiche provinciali del welfare, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali e non.
Purtroppo questo accordo è rimasto nel dimenticatoio.
Dobbiamo riprendere le fila, anche se nella Giunta provinciale vi sono delle difficoltà politiche che non fanno ben sperare, a seguito della messa in mora dell’assessore provinciale alle politiche sociali, questo però non può farci stare fermi, è urgente chiedere un incontro con il presidente, congiuntamente alla struttura confederale per arrivare allo spirito che ci anima di un welfare provinciale concreto e solidale.
Stesso discorso vale per i distretti socio-sanitari e la stessa ASL con i quali ci siamo incontrati svariate volte per concertare sia il miglioramento dei servizi sanitari che assistenziali e l’abbattimento dei giorni per accertamenti sanitari specialistici.
Alla ripresa dell’attività sindacale abbiamo sottoscritto con il distretto “A” il progetto riguardante il piano distrettuale per la non autosufficienza, il cui costo complessivo è pari a 217.000,00 euro, nel quadro delle linee guida emanate dalla Regione Lazio, cosi ripartito:
il 29,5% per gli interventi alla persona non autosufficiente nelle giornate festive e prefestive:
il 45,5% nei confronti dei soggetti dimessi dalle case di cura e dagli ospedali;
il restante 25% per il pagamento degli oneri previdenziali a favore degli operatori.
Stesso ragionamento dobbiamo svilupparlo, con urgenza con i restanti tre distretti della provincia di Frosinone, pena che i soldi stanziati, dopo tanti incontri e manifestazioni effettuati, la FNP Regionale ne è stata trainante restano nella voce di bilancio come “residui passivi” e non possiamo correre questo rischio.
Da considerare il tasso della popolazione anziana è in crescita e l’andamento generale è senza dubbio comune al crescente bisogno di assistenza.
Basti pensare che in provincia la popolazione superiore ai 65 anni è passato dal 18,5% del 2001 al 20% del 2006.
La stessa ricerca effettuata dalla Fondazione Pastore, commissionata dalla FNP Regionale nelle province del Lazio evidenzia, rispetto alle altre realtà regionali che il Distretto di Frosinone ha una buona integrazione tra i diversi attori istituzionali nel funzionamento dei progetti.
Frosinone è l’unico caso tra quelli osservati nel Lazio in cui la provincia è intervenuta nel co-finanziamento dei servizi di Segretariato sociale e assistenza domiciliare di base.
Se tali risultati sono stati possibili raggiungere il merito va ascritto alla pressione fatta sia dalle confederazioni che dalle Federazioni dei pensionati, ma anche alla disponibilità dell’assessore al ramo. Speriamo che il nuovo assessore, di recente nomina continui nello stesso indirizzo e competenza del suo predecessore. Certamente come FNP non staremo a guardare.
Le rivendicazioni sindacali se non vengono accolte devono essere sostenute con manifestazioni anche eclatanti, che fanno opinione,e noi come pensionati iscritti alla FNP siamo pronti e per questo chiedo alla dirigenza delle leghe, ai delegati comunali di adoperarsi di più, predisponendo progetti mirati e cadenzati, coinvolgendo tutti i pensionati delle leghe dei comuni per poi presentarli alle nostre naturali controparti istituzionali.
Negli ultimi anni si è dibattuto e si continua a dibattere sulle ripercussioni che l’invecchiamento della popolazione presente e futura avrà sul mercato del lavoro e sul welfare, ma poco si discute di come il cambiamento demografico in atto possa rappresentare un’importante opportunità di innovazione sociale.
A mio avviso dobbiamo cominciare a parlare di invecchiamento attivo che non solo è possibile, ma rappresenta anche una concreta opportunità di crescita economica, sociale e culturale.
Perché non pensare di rilanciare un servizio che gli anni passati è stato sperimentato positivamente dell’utilizzo dei “pensionati vigili” davanti le scuole elementari e materne in favore della sicurezza dei bambini e per essere un punto di riferimento dei giovani studenti, ma anche per i genitori.
La FNP in provincia è presente in quasi tutti i comuni, la dimostrazione è la presenza di oggi, come dicevo all’inizio dobbiamo continuare con l’esperienza di incontrare i pensionati e le pensionate nei posti dove giornalmente si incontrano, per illustrare loro sia le nostre rivendicazioni, sia la conoscenza dei nostri servizi che diamo ai nostri soci, con il preciso obiettivo di fare proselitismo.
Dobbiamo avere la grande capacità di saperne di più degli altri e, quindi, presuppone una grande conoscenza della materia aggiornandoci, leggendo studiando sempre di più per non correre il rischio di essere tagliati fuori dalla discussione e dalle rivendicazioni che, forse, altri metteranno in campo.
Questo non vuole essere una denuncia ma è vera rappresentazione seppur sintetica, sicuramente non esaustiva di fatti quotidiani di frammenti del nostro vissuto che non possono essere ridotti a mera contestazione perché il disagio sociale non solo si avverte sulla pelle ma appare diffuso nel paese.
L’analisi descritta devo portare ad essere interiorizzata a tutto il quadro dirigente della CISL di Frosinone con il preciso obiettivo che la questione “anziani” rappresenti punto di riferimento per tutti.