Il lavoro e la Costituzione Italiana fondata sul lavoro
Con il “lavoro” è fondata la nostra Repubblica che, garantendo a “tutti i cittadini pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale”.
Ed è, essenzialmente, con il “lavoro che è democrazia” – lo abbiamo ripetuto con CGIL-CISL-UIL a Roma il 22 giugno 2013 – vogliamo rimuovere, in Italia e con l’Europa, gli ostacoli che “impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Sono, per altro, i due numeri “unoetre” del sito web telematico che si richiamano idealmente agli articoli 1 e 3 della nostra Costituzione che, dopo venti anni di dittatura, con l’Assemblea Costituente e la elezione di 556 Deputati – eletti il 2 giugno 1946 dagli italiani e italiane
– entrò in vigore il primo gennaio del 1948, quale legge fondamentale dello “Stato Italiano” che ne stabilisce il suo funzionamento, orientando e non legiferando, sui “princìpi” che regolano il vivere civile finalizzati a scopi comuni.
I “princìpi costituzionali” – sempre – devono “ispirare il legislatore del lavoro” – dichiarava Giuseppe Dossetti (gruppo democristiano) il 9 ottobre 1946 nella prima sottocommissione costituente e, nella terza sottocommissione, Giuseppe Di Vittorio (gruppo comunista) – stesso
giorno – affermava che” il principio del diritto al lavoro” deve essere assunto come impegno dalla società nazionale.
Noi rileviamo e difendiamo questi valori costituzionali e dovremmo aggiungere – nel 2013 – un convinto ed esteso impegno nelle dimensioni territoriali, provinciale e regionale, per comprendere e aggiornare le motivazioni del disagio sociale – eccezionale e complesso – per le giornate che viviamo e di altri giorni previsionali incerti per i posti di lavoro nel 2014 anche nella nostra Provincia.
E’ positivo la conferma dell’inclusione della rappresentanza delle piccole e medie imprese nell’Accordo di Programma area Frosinone – Anagni così come positiva è stata la condivisione politica per l’iniziativa della recente “mozione” approvata dal Consiglio Regionale Lazio che richiama gli impegni e le attese quali “volontà politiche necessarie” che, però, saranno credibili se visibili nel produrre, almeno, l’inizio di segnali concreti mediante la riduzione della cassa integrazione e ripresa del lavoro pieno in Fiat ed in posti di lavoro veri, con adeguato sostegno previsto dalla legge regionale n. 46 anche dell’indotto non solo metalmeccanico del Lazio meridionale.
Perché – teniamolo in mente ogni giorno – sono tempi di crescenti disagi personali e famigliari che pur silenziosamente tendono a minare la tenuta della coesione comunitaria – temperata sin dal 2007 – dagli ammortizzatori sociali ordinari, straordinari ed in deroga, quando percepiti e se finanziati anche tramite la Regione Lazio.
Sono tempi emergenziali, purtroppo, prevedibili di lunga durata che obbligano le parti sociali organizzate – quali strutture intermedie di democrazia e di confronto con le istituzioni e se sostenuti dai mezzi di informazione – ad assumere iniziative possibili e praticabili per
rimuovere, innanzitutto, tanto “le indifferenze” verso il disagio sociale nascosto nelle crescenti povertà quanto sollecitare i “ritardi” cumulati nel conoscere e prevedere tempi certi e prospettive altrettanto certe – da condividere – che permetteranno l’inserimento nel mondo del lavoro anche delle migliaia di disoccupati della nostra Provincia.
Il 29 ottobre, al CNEL, ho partecipato ad un interessante incontro tematico sui “Servizi per il Lavoro” e sono state indicate le previsioni demografiche al 2065 che sono:
– entro il 2030 la popolazione italiana di età 15-64 anni è prevista in 38,9 milioni
– entro il 2030 la popolazione italiana di età oltre 65 anni è prevista in 16,6 milioni
– entro il 2065 la popolazione italiana di età 15-64 anni è prevista in 33,5 milioni
– entro il 2065 la popolazione italiana di età oltre 65 anni è prevista in 20,0 milioni
Siamo al 2013 e nell’apprendere che nelle Regioni Piemonte, Emilia Romagna già operano “modelli regionali” a massimo “decentramento totale locale” delle competenze in materia di “mercato del lavoro”.
E in altre Regioni (Marche e Campania) è operativo un modello di “decentramento parziale” ma nella nostra Regione Lazio la gestione organizzativa del mercato del lavoro è stata demandata alle Provincie mediante i Centri per l’Impiego che dovrebbero sviluppare una “rete di servizi” diffusi a livello territoriale finalizzati a:
-
identificare le persone in cerca di lavoro (con i livelli di istruzione e conoscenze)
-
promozione dell’orientamento (conoscendo e ascoltando volontà e profili professionali)
-
sostegno alla occupazione, agevolando l’inserimento a lavoro con adeguato percorso praticabile, contrastando mediante libero confronto – conosciute le volontarie motivazioni personali o famigliari – lo scoraggiamento e la tendenza verso la esclusione sociale.
A luglio scorso e poi in agosto,dopo la sottoscrizione dell’Accordo di Programma per “crisi industriale complessa” nell’area Frosinone – Anagni, discutendo sullo sviluppo economico della Ciociaria del “passato ma guardando al futuro”, abbiamo sollecitato un riavvio degli investimenti programmabili nell’area meridionale laziale auspicando “coerenze innovative e domanda di prodotto” dalle oltre 150 aziende che hanno manifestato interesse a investire nella nostra Provincia.
Così come viene sollecitata alla Fiat anche dalla Unione dei Comuni basso Lazio – la “conoscenza degli investimenti e del piano industriale” nel concorrenziale mercato mondiale dell’auto – conseguentemente ai riflessi dell’indotto di comparto metalmeccanico innovativo e non solo collegabile alla multinazionale Fiat del cassinate.
Ecco, quindi, l’esigenza di attrezzare e dare un “nuovo ruolo ai Centri per l’Impiego” ampliandone gli obiettivi da raggiungere con la messa a punto di linee guida articolate alle dimensioni comunitarie locali da una “pianificazione regionale” – pluriennale attuativa – e
funzionale alla occupazione, con una politica attiva di veri posti di lavoro – da adeguare professionalmente – con il lavoro contrattato e partecipato – che è altrettanta vera inclusione sociale ed effettivo esercizio di un diritto costituzionale quale è il lavoro.
Donato Galeone
ex Segretario Provinciale Cisl di Frosinone e Regionale Lazio