Il petrolio verde ignorato nella Valle del Sacco (di E. Coppotelli)
Mentre la gran parte degli italiani e delle italiane partecipava a parate e celebrazioni per il 71° compleanno della Repubblica o ne seguiva, con patriottico trasporto, i festeggiamenti ricoperti da tricolori di ogni forma, in tv, il Tg1 proponeva un servizio di un minuto e mezzo sulla elevata criticità dell’intero territorio della Valle del Sacco.
Testimonianze e denunce. Ma siamo ancora fermi qui. Responsabilmente il vescovo monsignor Ambrogio Spreafico, ancora una volta torna a richiamare l’attenzione sulla gravità di ciò che respiriamo e di ciò che mangiamo. Non indugia nel manifestare le sue preoccupazioni di essere su delle polveriere.
Questo grido inascoltato viene da lontano e si ripete periodicamente. Ricordo anche, il suo toccante richiamo alla rettitudine ed al rispetto del Creato. Lo ha fatto al convegno su agromafie ed ecomafie del 21 aprile scorso.
Noi della Cisl di Frosinone, abbiamo cercato di affrontare la questione da anni. Senza dover andare troppo lontano con la memoria storica, già nella mozione finale del nostro XIII Congresso, svoltosi a Fiuggi il 5 ed il 6 marzo 2009, abbiamo denunciato la situazione di enorme degrado ambientale riguardante la Valle del Sacco, ritenendo di dover valorizzare fortemente il territorio, attraverso l’individuazione di obiettivi e di contenuti innovativi.
Da quelle nostre riflessioni lontane, abbiamo proposto, in maniera reiterata, un nuovo rinascimento. Attraverso il quale rivolgere attenta e puntuale attenzione ad alcune tematiche di elevata preoccupazione sul piano ambientale territoriale e finalmente di interesse nazionale.
Abbiamo scongiurato anche il rischio di declassare la questione a tema Regionale. Mentre il riconoscimento del Sito di Interesse Nazionale (S.I.N.) Valle del Sacco, oltre a portare dei finanziamenti destinati alla presa in carico totale di una nefandezza sommersa, consentirà gli interventi necessari, finora arrestatisi ai proclami.
Abbiamo sollecitato l’istituzione del registro dei tumori, nei tavoli di confronto con la ASL, con il Distretto e nei singoli Comuni interessati. Lo abbiamo sollecitato al fine di georeferenziare le condizioni di salute, espresse in termini di tassi standardizzati di mortalità, prevalenza ed incidenza, in base ai diversi livelli di disaggregazione territoriale dei Comuni ricadenti nell’area.
Non possiamo che accogliere con favore sia il continuo interessamento dell’onorevole Mauro Buschini, nonché lo sforzo profuso dal presidente Nicola Zingaretti, con la determina della Regione Lazio 9 maggio 2017, n. 228 per la realizzazione del Presidio Salute e Ambiente (PresSA), da istituire nei locali dell’Ospedale di Anagni (FR), con il Programma di valutazione epidemiologica della popolazione residente nei 19 Comuni afferenti la Valle del Sacco, che servirà eventualmente a stabilirne il nesso eziologico; ma non basta.
È necessario intervenire con una presa in carico totale della situazione. Con il coinvolgimento e con il contributo di tutti gli attori, sia locali che nazionali, istituzionali ed associativi. Fino a questo momento le azioni e gli interessamenti sono stati intermittenti ed a macchia di leopardo.
Anche Unindustria fa appello ad una visione comune. E’ per questo che otganizza il convegno che terrà il prossimo 7 giugno a Frosinone. La CISL sarà presente e plaude all’iniziativa di Giovanni Turriziani, per discutere sul tema della giustizia e dell’impresa per la tutela dell’ambiente.
È sintomatico che ciclicamente qualcuno riaccenda i riflettori sull’inquinamento della Valle del Sacco. Ma chiediamo anche un coraggioso passo avanti verso la risoluzione. La Ciociaria è terra di contraddizioni, lo ripeto ancora una volta. Ma riesce sempre ad esibire orgogliosi slanci di perspicaci rinnovamenti. Mai attribuibili a solitari, quanto illuminati innovatori.
È la comunità il nostro valore aggiunto. Il nostro patrimonio migliore, dopo le Persone dunque, è la storia cementata in una orografia territoriale che offre scenari identitari collettivi. E’ questo il nostro favoloso know how.
Torniamo a programmare scientificamente la messa in produzione del nostro “petrolio verde”. Quel territorio collinare o addirittura montano – boschivo, bisognoso di piani di manutenzione, di piani di bonifica e di piani antincendio, di tagli produttivi, di circuiti dedicati e di turismo montano.
Bisogna investire sulla produzione di energia rinnovabile. Bisogna legare il turismo religioso ai percorsi culturali ed enogastronomici, ai piatti tipici della tradizione locale. Realizzati con prodotti a km 0, ma garantiti nelle coltivazioni bio. Attraverso opere di bonifica e recupero.
L’occupazione e la ricollocazione passa anche attraverso queste filiere etico-produttive.