L. Caliciotti (Cisl Giovani Frosinone): Commento sul Camposcuola Nazionale della CISL
In Italia per i Giovani ci sono pochi ed inadeguati spazi, rappresentazione distorta, flessibilità che si trasforma in precarietà. Le prime pagine di giornali e telegiornali che ne parlano per lo più in senso negativo. E’ proprio duro fare il giovane ai giorni nostri. Bamboccioni e fannulloni, eterni adolescenti, ragazzi del muretto. Chi più ne ha più ne metta. Quanti sono gli stereotipi e le raffigurazioni cucite sulla faccia dei trentenni?
A metterle in fila non si finirebbe più di elencarli – commenta Luca Caliciotti della CISL Giovani di Frosinone, il rischio è girarci attorno e vedere che nessuno ci fa più da sponda. Il timore latente è quello di cadere nella più profonda rassegnazione e non parliamo tanto di stati d’animo ma di un fenomeno che rischia di essere classificato come nuova malattia sociale.
Non c’è da scherzare, soprattutto se si guarda ai numeri della “generazione zero” che ne è interessata: oltre 2 milioni di persone nella fascia tra i 26 e i 35 anni, secondo i dati e le ricerche più accreditate, di noi si parla solo attraverso i sondaggi e le statistiche, gli spazi per esprimerci si riducono sempre di più, ci rappresentano come fenomeno deviante di una generazione che non si rimbocca le maniche. Ormai è diventato un tormentone, siamo più considerati come consumatori che come individui, infatti, basta leggere i giornali che i giovani equivalgono a sottopagati, svogliati e precari. Ed è così che, da una situazione sociale e occupazionale difficile, si rischia di non saperne più uscire. Tutti i giorni al Camposcuola CISL sono stati intensi ed uno dei temi più caldi è stato: “giovani e lavoro, come la stampa e gli esperti li rappresentano”. I Giovani partecipanti, divisi in dieci gruppi, hanno analizzato, commentato e stigmatizzato, tra l’altro, articoli e inchieste di quotidiani e settimanali. Su dieci giornali considerati solo uno, infatti, presentava servizi che davano un’immagine diversa dei giovani puntando su proposte, alternative e incentivi. Ci accusano, commenta Caliciotti, che vogliamo il posto fisso e che ci spaventa la sfida della flessibilità. A parte che ciascuno di noi vorrebbe una maggiore sicurezza per se stesso e per la propria famiglia ma quello del posto fisso non è più un mito a cui ci appigliamo e dietro cui ci nascondiamo.
Può essere un sogno, un’aspirazione forse. Niente di più. Noi ragazzi e ragazze abbiamo le idee molto chiare, altro che bamboccioni e fannulloni, dateci più stabilità e opportunità vere di cambiamento nel lavoro e vedrete se prenderemo al volo quel treno, noi non siamo giovani per sempre né vogliamo esserlo.
Casomai il problema è un altro, è quello di una flessibilità che ti trasforma la vita in precarietà, se fosse regolata, governata, se avesse pesi e contrappesi rispettati da tutti non sarebbe un problema. Da parte dei giovani c’è la disponibilità a cambiare più volte il posto di lavoro nell’arco della vita professionale ma chiediamo almeno la garanzia che vi siano livelli minimi di sicurezza sociale e ammortizzatori in grado di accompagnare le fasi di attesa e reinserimento nel mondo del lavoro. Flessibilità ma anche opportunità chiare, invece, al momento il saldo è tutto negativo.
I problemi, noi giovani li abbiamo presenti e li mettiamo tutti in fila: dai ritardi di ingresso nel mercato del lavoro ai salari da fame, dall’abuso dei contratti atipici all’alibi che il datore di lavoro ti sbatte in faccia al primo colloquio sulle esperienze lavorative. Per uscire dalla crisi e dal baratro della rassegnazione come malattia di una generazione, i ragazzi della CISL chiedono che le esperienze formative e di perfezionamento facciano curriculum per l’inserimento al lavoro, che da un mercato della raccomandazione si passi a una chiamata per titoli e merito. E poi chiedono incentivi e investimenti.
Ma mi chiedo chi pagherà quelle pensioni se a noi non permettono di iniziare un percorso lavorativo stabile e continuativo? Si parlava tanto di flexsecurity, oggi è un tema scomparso e l’orizzonte è solo di precarietà e incertezza.
L’unica grande certezza emersa in questa settimana di formazione, è che la Cisl è con noi, con i Giovani, ha concluso Luca Caliciotti, la sfida però dobbiamo portarla avanti anche noi. Il sindacato può aprire spazi e accompagnarci in questa battaglia, ma se stiamo insieme è più facile, dobbiamo incentivare lo scambio di esperienze e di collaborazione, mettere in sinergia proposte e idee.