La Cisl per Sakineh: L’assordante silenzio della protesta
La CISL di Frosinone somma il suo sdegno a quello di Istituzioni e milioni di persone che, da giorni e da ogni angolo della Terra, danno forza al silenzioso urlo, angosciato ed angosciante, di Sakineh.
Sakineh Mohammadi Ashtiani, 43 anni, madre di due figli, un maschio ed una femmina, vedova iraniana, detenuta dal 2006 a Tabriz, nell’Azerbaijan iraniano, condannata alla lapidazione da un tribunale islamico, per probabile adulterio (reato di relazione illecita) e presunto coinvolgimento nell’omicidio del marito; ha già scontato due volte la pena delle 99 frustate. Il Segretario Provinciale Cisl Alessandra Romano lancia un accorato appello “Non possiamo restare in silenzio di fronte ad atti di barbarie che infrangono i diritti universali alla vita, alla libertà e alla dignità umana. La vita è patrimonio dell’umanità, ogni singola esistenza deve essere riconosciuta come tale; non possono esistere luoghi in cui tali inalienabili diritti vengono snaturati e violentati. Rivendichiamo il diritto di Sakineh, e delle altre 14 donne iraniane accomunate dalla sua stessa sorte, ad un giusto processo ed al trattamento umano nella risoluzione della vicenda giudiziaria”. Mi oppongo, continua la Romano, a qualsiasi catalogazione dei diritti umani in base al genere, sia come individuo che come donna e madre, e mi schiero accanto a tutti coloro che, permeati da coscienza civile, non possono che essere indignati, umiliati ed offesi dalla condizione estrema in cui versa anche una “sola” donna. Una donna già lapidata da una primordiale lex suprema ed ancora da lapidare, con pietre non troppo grandi, che le eviterebbero una sofferenza troppo poco lunga e non troppo piccole, che non le recherebbero sofferenze indicibili ed esemplari. Noi della CISL, continua il Segretario Romano, ci uniamo all’esempio della Senatrice Rita Levi Montalcini e lanciamo fiori non pietre! Pietre scagliate (….da qualcuno senza peccato?!) che colpiscono come macigni la nostra sensibilità e generano una eco interiore che si trasforma in malessere ed in male. Un male vero, quasi fisico, non insito in chi lo produce, ma alimentato da chi distoglie lo sguardo da esso. La storia universale di Sakineh, conclude Alessandra Romano, è solo l’ultima spettacolarizzazione del crimine di genere ed è per questo che ci appelliamo alla clemenza dell’Iran, affinché trasmetta esempi di civiltà e di apertura al progresso umanitario.
Ufficio Stampa Cisl di Frosinone