La strada che porterà fuori dall’inferno la Ciociaria
In questo territorio è più difficile restarci che andare via. (leggi qui il precedente La lenta discesa all’inferno). Questo vale tanto per i Lavoratori quanto per gli Imprenditori.
L’Economia di questa Provincia negli anni è stata drogata dai finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno. La Politica della fattività ha lasciato al Paese un mostro che si chiama debito pubblico, tra i più alti al mondo. Che ci costa ogni anno interessi passivi che dilaniano risorse destinabili, altrimenti, in investimenti.
Premesso questo mettiamo fuori la metafisica e guardiamo al reale. Con le sue croniche ed ataviche difficoltà, la Provincia di Frosinone mostra la resilienza del mammut. Ha una storia esistenziale ferrea, sa restare silenziosamente presente, ibridandosi in trasformazioni moderne, ma con irrisolte contraddizioni.
Un’economia ciociara capace di delineare le traiettorie della quarta trasformazione industriale, con un passato prossimo medieval-rurale. Aumenta nell’ultimo quinquennio a Frosinone il numero di Imprese, e questo è già un termometro sintomatico, attestandosi intorno alle 47.000 unità, seconda provincia laziale per numero di
aziende, escluso Roma. Diminuiscono, però, le imprese artigiane, fulcro identitario della provincia, che si attestano intorno alle 10.000 unità. Così come diminuiscono le imprese giovanili, di cui se ne registrano circa 6.000. Quelle straniere sono circa 3.500.
La bilancia commerciale con l’estero è ancora lontana dal pareggio. Frosinone importa molto più di ciò che esporta, nonostante mostri un elevatissimo grado di apertura all’export. Al 2° posto delle esportazioni abbiamo le automobili, grazie al rilancio di FCA di Piedimonte San Germano. Le imprese “rosa” sono circa 14.000, un dato che ci consente di innalzare fortemente la percentuale media nazionale che è del 18% e che invece a Frosinone
raggiunge il 22%, conquistando un degno secondo posto in Italia per imprese condotte da donne.
Secondo posto nazionale anche per aziende ciociare di trasporto su gomma. Inoltre, a Frosinone, escludendo Roma, abbiamo più start-up innovative, ben 29 di cui 5 ad alto valore tecnologico in ambito energetico, anche se poi il sistema industriale nella nostra Provincia risulta essere fortemente energivoro, consuma quasi quanto Roma (meditiamo anche su questo).
Per ciò che concerne il credito, a Frosinone le famiglie sono meno in sofferenza rispetto al resto del Lazio, mentre le imprese sono al 2° posto, subito dopo Roma, per sofferenza bancaria ed abbiamo più sportelli bancari del Lazio, sempre dopo la Capitale, con una massiccia presenza di credito cooperativo e banche popolari. Il reddito pro-capite è di circa € 16.000, il più basso del Lazio.
Il tessuto economico-produttivo del territorio assorbe circa 170.000 occupati, di cui il 39% è donna. La propensione alla domanda di lavoro a Frosinone è minore di oltre il 25% nelle donne rispetto agli uomini, questo elemento denota che le donne esprimono un tasso di inattività superiore rispetto agli uomini, contaminando, ovviamente, anche il tasso di disoccupazione, che ne deriva. Gli stessi dati dei Centri per l’Impiego di Anagni, Sora Cassino risultano, però, in controtendenza, in cui c’è maggior effervescenza delle donne nel mercato del lavoro; in tutti i CpI aumenta sensibilmente il numero degli iscritti over 50.
Nella nostra provincia ci sono 45.000 laureti e laureate, mentre più di 91.000 persone posseggono soltanto la licenza di scuola elementare. Il 31,2% di ragazzi e di ragazze, con età compresa tra i 15 e i 29 anni, non è né occupato, né inserito in un percorso di istruzione o di formazione, la cosiddetta quota Neet (Not in Education, Employment or Training), chiamati anche “né né”, un esercito silenzioso di 29.837 persone, che, occupato, determinerebbe il 3,4% di PIL provinciale in più.
A noi della Cisl piacerebbe tasformarli in EET (Employed-Educated and Trained), “categoria” di giovani che lavora e che vale 46,5 miliardi di euro.
Un sogno? Tuttaltro! È ciò che abbiamo presentato anche come tesi congressuali, gli scorsi 4 e 5 aprile a Cassino, durante i lavori del XV Congresso della Cisl di Frosinone, in cui, tra le proposte Cisl per l’occupabilità delle persone e dei giovani, in primis, abbiamo individuato di ridurre il Job mismatch con le competenze 4.0, Meccatronica, Robotica, Robotica collaborativa, Big Data, Cloud, IoT, Computing, Sicurezza informatica, Stampa 3D, Nanotecnologie, Simulazione, sono le conoscenze e le competenze su cui puntare, abbinate alle nostre proposte.
Le proposte sono: Rafforzare le competenze per l’occupabilità. E poi Istruzione e Formazione orientate al mercato del Lavoro. Ma anche stimolare ed incoraggiare la partecipazione responsabile. Puntare sull’Orientamento scolastico e professionale, sulla Verifica e Monitoraggio sistema ASL (Alternanza Scuola Lavoro). E poi gli interventi di incentivi fiscali per l’assunzione dei Giovani a rischio esclusione, con rafforzamento delle misure attuate con Garanzia Giovani. E ancora, interventi integrati della Formazione del Mercato del Lavoro e del Welfare (intreccio politiche attive, politiche passive, SIA – sostegno per l’inclusione attiva – e REI – reddito di inclusione).
A fronte dell’inesauribile serbatoio di disoccupati, esiste un 17% di high skill mancanti. Cioè di profili altamente specializzati, di cui le aziende necessitano. Altrettanta attenzione continuiamo a porre, in CISL, verso il “SLL di Frosinone” – Sistema Locale del Lavoro di Frosinone – riconosciuto quale Area di Crisi Industriale Complessa, con il DM del 12.09.2016. Riconoscimento che determina un pacchetto di strumenti vocati, prevedendo misure di premialità nel finanziamento specifico del Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale (PRRI).
Ciò determinerà il fabbisogno di investimento del territorio, rispettando l’indirizzo strategico per la riconversione industriale e sostenendo le sollecitazioni bottom up, in cui è il territorio stesso ad orientare gli investimenti verso settori maggiormente attrattivi. Verrà, così, confezionata l’Offerta Localizzativa Integrata, che determinerà l’insieme delle opportunità finalizzate alla crescita ed allo sviluppo di quest’altra area territoriale.
Molto positivo il sistema di incentivi che andrà a privilegiare gli investimenti produttivi, la ricerca e l’innovazione tecnologica, ma soprattutto il reimpiego dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro, che convoglieranno in un bacino per la ricollocazione con meccanismi di premialità, strettamente legati alle politiche attive per la riqualificazione professionale.
Inoltre, è da segnalare che la forma contrattuale più diffusa nei nuovi rapporti di lavoro attivati dalle Imprese ciociare è il contratto a tempo determinato, soltanto l’8% di tali contratti viene trasformato a tempo indeterminato. Non diminuisce, infatti, il precariato, soprattutto nel commercio e nei servizi.
Il primo trimestre del 2017 mostra una cauta ripresa dell’occupazione, i contratti attivati sono stati superiori ai cessati di oltre 900 unità. Segnali incoraggianti anche dal settore delle costruzioni circa 250 nuovi occupati e quasi 400 nell’industria, oltre il 60% assorbito dai metalmeccanici, soprattutto per il picco produttivo.
Per queste ragioni, abbiamo da sempre sostenuto che il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, debba inghiottire tutte quelle tipologie contrattuali precarie e vessatorie, per dare certezze e stabilità a quei Lavoratori e quelle Lavoratrici che non hanno mai conosciuto alcuna garanzia o tutela.
Questo è il mondo con il quale la classe dirigente a qualsiasi livello deve misurarsi e competere per il bene di questo Territorio. La CISL è in questa Provincia da 67 anni e vuole continuare ad esserci.
Il passato è andato. Il presente è un’altra storia tutta da scrivere.