Le abitazioni e le costruzioni rurali sono “strumenti” di lavoro mirati a produrre reddito agricolo
Volentieri ho partecipato stamane alla manifestazione nazionale davanti la Camera dei Deputati in Piazza Montecitorio, con i produttori della Ugc-Cisl Copagri, operatori e tecnici dell’ agricoltura – unitariamente – con Cia e Confagricoltura.
Abbiamo ricordato e richiamato il nostro Parlamento e Governo che ” l’agricoltura ha un valore strategico per la ripresa del Paese” e che l’imposta sui fabbricati rurali e locali annessi ai terreni agricoli provoca “rivolta” democratica e alimenta disuguaglianza sociale.
Abbiamo ripetuto che i “fabbricati rurali” sono “strutture immobiliari” riconosciute da secoli e poi accatastati quali “pertinenze dei terreni agricoli” diffusissime anche nella Provincia di Frosinone e nel Lazio.
Abbiamo detto, tutti, con la massima chiarezza, che pur classificati “beni immobili” in possesso di coltivatori, conduttori a tempo pieno o part-time o pensionati – singoli o in nucleo famigliare – siamo e rappresentiamo “persone” dignitose e cittadini italiani “onesti e noti contribuenti” impegnati nel pagare tributi perché conosciuti e legati alle comunità rurali e, con orgoglio, a coltivare la terra. Si tratta di beni “immobiliari” costruiti per la “famiglia diretta coltivatrice”; per il benessere degli animali con le stalle ed i locali per custodia delle attrezzature meccaniche; le cantine ed i silos per lo stoccaggio delle foraggere ed altri locali pertinenti destinati alla conservazione delle produzioni agroalimentari.
Non si tratta di IMU su patrimoni “di prima, seconda o terza casa” ma di imposta su immobili agricoli tanto anomala quanto iniqua che contrasta, peraltro, nella parte impositiva, determinante ed unitaria, della particella catastale dei terreni e fabbricati rurali. Questa vigente imposta reddituale, viene adeguatamente classificata o riclassificata in catasto e, conseguentemente, assoggettata ad equa imposizione tributaria dovuta dall’agricoltore-proprietario di terreni e fabbricati rurali.
Valutiamo con Parlamento e Governo, responsabilmente, non solo per fare cassa, ma nella vitalità concreta di tutti i giorni e con l’occhio attento alle migliaia di insediamenti rurali della nostra Provincia e del Lazio. Constatiamo e differenziamo – correttamente – gli immobili che non sono proprietà “residenziali” di prima o seconda abitazione ma sono “strumenti” della “coltivazione e degli allevamenti” nelle campagne e nelle attività, diversificate e connesse, al mondo agricolo e rurale.
E’ indubbio, quindi, che la IMU sui “fabbricati e terreni rurali” è “imposta assurda e penalizzate” ed, ancor più, se sommata al “caro gasolio”, cresciuto del 25 % e all’aumento degli oneri contributivi dei lavoratori autonomi dell’agricoltura, peraltro, esclusi dai provvedimenti per la crescita previsti, dal Governo, in altri settori produttivi. E’ questa una ulteriore “esclusione” quanto ingiusta discriminante verso l’agricoltura.
Donato Galeone – Coordinatore Tecnico della Copagri-Lazio