In virtù della legge di Stabilità 2016, anche il popolo delle partite Iva, i freelance e i professionisti (con o senza albo) possono attingere ai fondi Ue della programmazione 2014-2020, avendo questi acquisito, quindi, pari dignità – sotto tale profilo – rispetto alle Pmi.
Il percorso che ha condotto all’introduzione della riferita possibilità certo non è stato privo di ostacoli, e tuttavia ha semplicemente accolto la raccomandazione della Commissione Ue 2003/361/Ce, che chiedeva all’Italia di allinearsi ai partner europei, ed applicato il regolamento UE 1303/2013; d’altra parte, di fatto estende su base nazionale l’esperienza di alcune regioni che hanno fatto da battistrada.
In ogni caso la possibilità che il popolo delle partite Iva, i freelance e i professionisti siano oggi destinatari dei fondi europei ha un significato rilevante sotto diversi profili (sociale, politico ed economico), rappresentando un’ importante segnale evolutivo volto al riconoscimento che svolgono un’attività economica al pari delle piccole e medie imprese, e di conseguenza va riconosciuto loro il medesimo diritto di accedere ai piani operativi POR e PON del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo di sviluppo regionale della programmazione 2014/2020.
Ma spiegava il sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari «per poter cogliere queste opportunità professionisti, partite Iva e free lance dovranno attrezzarsi, fare gioco di squadra ed essere pronti a innovarsi. Fare, insomma, un salto culturale, un pò come è successo per le imprese con i distretti e le reti di impresa».
Dunque (ma non è certo una novità ormai), l’accesso ai bandi finanziati dal Fse (Fondo sociale europeo) e dal Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) per il popolo delle partite Iva, i freelance e i professionisti è realtà sin dall’introduzione della Legge di Stabilità 2016, ed esistono diverse misure di finanziamento, da parte delle Regioni.
Il faro sui lavoratori autonomi è, comunque, acceso, ma ciascuna regione procede in base alle proprie priorità e con tempi diversi, ed è opportuno sapere che non sono mancati dubbi interpretativi riguardo l’individuazione delle condizioni necessarie all’accesso ai finanziamenti, e che per superarli definitivamente ed individuare una linea comune di intervento già sono state attuate alcune iniziative, come la convocazione del Comitato di sorveglianza e di accompagnamento dell’attuazione dei Programmi 2014-2020 da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Ma cosa si può finanziare?
I finanziamenti sono aperti a molteplici possibilità, ad esempio:
– acquisto di nuove attrezzature;
– aiuti per inserire praticanti e per i tirocini;
– incentivi per il coworking;
– agevolazioni per frequentare corsi di formazione;
– sostegno all’attività, anche tramite misure di microcredito.
Si aprono così due sfide: la prima è acquisire dimestichezza nella progettazione, per accedere ai fondi europei in competizione con le Pmi, dato che non sempre esistono bandi «dedicati», e la seconda è reperire risorse proprie, laddove i bandi regionali prevedano fondi da restituire o un finanziamento parziale dei progetti, ma è comunque di fondamentale importanza ed utilità che ci siano competenze specifiche su questi temi.
Avvocato Mario Caprini
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