Quale futuro per i giovani imprenditori agricoli
di Donato Galeone (*)
Per rispondere alla domanda se vi è FUTURO per i giovani imprenditori agricoli – a mio avviso – dovremmo tentare di capire se vi è la “esigenza” di promuovere “conoscenza e convinzione” – innanzitutto – nei nostri territori per “ “convenire” che il mondo agricolo con “le nostre agricolture hanno necessità e bisogno di avviare il “ricambio generazionale.
Diciamo, subito, che il Lazio ed i nostri territori ma anche l’Italia – nell’Unione Europea – ha scarsa incidenza di giovani conduttori agricoli (mediamente appena il 5% nel 2010 di età inferiore ai 35 anni) mentre già in Francia sono l’8,7% e si raggiungono valori oltre il 10% nei Paesi nordici europei.
Le statistiche (censimento ultimo del 2010) ci indicano che nella nostra agricoltura è operativo solo un giovane ogni dieci conduttori agricoli di età oltre i 55 anni.
Sappiamo che sono considerati “giovani imprenditori” i conduttori di aziende agricole di età inferiore ai 40 anni e come “anziani” quelli di età superiore ai 55 anni.
E’ prevedibile che in un futuro non molto lontano (tra 10-15 anni) gli ultracinquantacinquenni di oggi cesseranno di lavorare i campi.
Il calcolo attuariale è semplicissimo. Pur possibile il prolungamento di terza e quarta età di vita media anche degli agricoltori imprenditori – ultrasessantacinquenni – quanti di loro avranno un “successore famigliare che sarà giovane imprenditore “???
E allora, facciamo insieme, alcune riflessioni che dovremmo estenderle sul territorio, in ogni territorio comunale e intercomunale, per “capire le ragioni dell’invecchiamento in agricoltura ed il ritardo cumulati per un futuro di cambiamento generazionale”.
Sappiamo che non è facile “capire queste ragioni” pur rendendoci conto che si tratta di una “sfida epocale” che necessita di interventi “non a pioggia” ma di politica agraria “mirata per vincere, gradualmente, la sfida che può essere definita a dimensione globale”.
Ci aiutano, in parte, le indicazioni che conosciamo dell’ultimo Censimento Agricoltura 2010 che sono generali e danno riposte soltanto alle principali questioni del mondo agricolo italiano.
Siamo obbligati, comunque, a traguardare la politica agricola comunitaria – la PAC – tanto a consuntivo del periodo 2007-2013 quanto ci coinvolgerà nel prossimo 2014-2020.
Dal 27 giugno 2013 abbiamo conosciuto le cosiddette prime “novità della nuova PAC 2014-2020” ed anche le “importanti misure per i giovani agricoltori”.
E’ nostro dovere – informare e rendere pubblico – riferendoci al periodo 2007-2013 ed a pochi mesi dal rendicontare sulle “quantità” delle risorse impiegate e sulla “qualità” finalizzati degli interventi-investimenti ammessi e cofinanziati dal PSR Lazio, a fronte di una disponibilità di spesa stimata dalla Commissione Europea – per il settore pubblico – di Euro 700.434.557 così revisionata il 24 gennaio 2013.
Ci risulta che nel Lazio – ormai a fine periodo 2013 -prorogato, di fatto, verso il 2014, le risorse pubbliche disponibili da impiegare erano al 1°gennaio 2013 di circa 364.000 Euro.
Riteniamo che gran parte di queste residue risorse dovrebbero essere spalmate tra le Misure più richieste dagli operatori agricoli laziali, “agevolando l’imprenditorialità giovanile” e con essa tutte le potenziali attività connesse all’agricoltura (incentivi al miglioramento e promozione di vendita dei tradizionali prodotti tipici locali; estensione e qualificazione del turismo rurale; sostegno al comparto energetico delle energie rinnovabili mediante l’utilizzo dei sottoprodotti agro-forestali, agroalimentari e degli allevamenti; coinvolgimento dell’impresa agricola nella tutela, salvaguardia ambientale e paesaggistica locale e laziale).
La Politica Agricola Comunitaria – nel Lazio – e gli impegni di spesa tramite il PSR 2007-2013 da spendere – non a pioggia – dovrebbero accelerare al massimo possibile l’orientamento verso la “imprenditoria giovanile” riducendo, innanzitutto, le lunghe attese burocratiche e sbloccando gli accessi – con erogazione di credito agevolato – su “progetti di investimento” ammessi a cofinanziamento comunitario dalla Regione Lazio.
Questi orientamenti-decisioni agevolerebbero l’interesse ed il favore dei giovani nell’intraprendere in agricoltura e rafforzerebbe la cosiddetta “staffetta di ricambio generazionale” oltre il 2014-2020 con la “nuova programmazione PAC” che dovrebbe puntare sui giovani, confermando e migliorando il “premio di primo insediamento” fino a 70.000 euro” con l’ammissione verso investimenti – cofinanziati – anche in progetti sperimentali-innovativi.
Inoltre, con riferimento al più recente orientamento sulla PAC 2014-.2020 del 27 giugno 2013, per i giovani agricoltori sono state proposte ”aggiuntive positività” al fine di incentivare l’accesso professionale agricolo ai produttori di meno 41 anni ai quali dovrebbe destinarsi il 25% in più dei pagamenti diretti spettanti per ettaro”.
In aggiunta a questa “garanzia obbligatoria” gli Stati membri dell’Unione Europea – vale a dire l’Italia e Regione Lazio – avrebbero facoltà di adottare anche al misure a favore dei giovani imprenditori agricoli.
Siamo coinvolti tutti i giorni, dalla televisione, radio, internet e giornali che ci informano in tempi reali e ci dicono – non sempre – il “come aiutare gli altri” con il segno della solidarietà
Ma giorno dopo giorno ci appare esemplare Papa Francesco che richiama “al bene comune” sia credenti che non credenti – impegnando i giovani – a superare le “povertà e le sopravvivenze umane” – lottando controcorrente – per elevare la dignità del lavoro nelle campagne.
Dovremmo domandarci: se non ci fosse lo sviluppo dell’agricoltura e le attività ad essa connesse – in assenza di imprenditoria giovanile ed in presenza prevalente di anziani che non possono lavorare con un ritmo di età giovane – come si potrebbe garantire l’autosufficienza alimentare, locale, laziale e mondiale?
Spesso non pensiamo o pensiamo poco alle condizioni di “povertà e sopravvivenza nel mondo” che solo in Cina appena 700 milioni di persone hanno superato – nel 2013 – la soglia media di 1,25 dollaro al giorno, pur in presenza di crescita dell’economia nella stessa Cina, India e Brasile!!
Eppure nel mondo, nelle nostre comunità e nel Lazio, abbiamo potenzialità di sviluppo sostenibili e terre in abbandono o incolte anche di proprietà pubblica.
Dovremmo, in tempi brevi, estendere le nostre “ricerche territoriali” – valutare e conteggiare costi, tempi e modalità di sviluppo – per favorire e condividere il superamento di “diffuse e oggettive incertezze di futuro” che non è da attribuire soltanto al fantasioso pensiero giovanile sulla incertezza di reddito prevedibile degli operatori agricoli.
Le nostre ricerche territoriali dovrebbero “verificare e rilanciare le vocazioni agricole” da integrare e cofinanziare con investimenti di “ammodernamento delle strutture aziendali” funzionali all’orientamento tecnico produttivo e in una “dimensione economica” che preveda – gradualmente – un equo conseguimento di “redditività da lavoro” nei bilanci annuali del giovane imprenditore agricolo.
E’ certamente fondamentale favorire una “ricomposizione fondiaria” più vicina ai circa 15 ettari/azienda di media europea rispetto alle nostre dimensioni medie italiane di circa 7,5 ettari/azienda che si riducono nel Lazio fino ai 2,5 ettari, mediamente, nella Provincia di Frosinone.
E’ essenziale l’assetto fondiario a “dimensione economica” strutturale aziendale, pur integrata da subentri di parente agricoltore entro il terzo grado e da possibili affidamenti (preferibilmente in affitto con prelazione all’acquisto) di terre incolte pubbliche a giovani imprenditori
Ma la struttura fondiaria così ricomposta o da ricomporre necessita di investimenti materiali e immateriali e, quindi, di credito (agevolato erogato da banche consorzio fidi) a breve, medio e lungo termine adeguabile, appunto, alla dimensione aziendale e agli ordinamenti produttivi nonché alle possibili attività che il giovane imprenditore propone, ovvero, la “sua idea di impresa”.
Definita la “idea di impresa” (da strutturare, ristrutturare o ricostruire) il primo passaggio è la elaborazione di un “progetto di sviluppo aziendale” singolo o prferibilmente associato.
Un progetto con il quale il giovane , innanzitutto, deve compiere una scelta fondamentale.
Deve scegliere il suo futuro imprenditoriale, da singolo o in associazione con altri produttori.
Vale a dire:
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o un tipo di “imprenditore tradizionale” (di uno specifico comparto o ordinamento produttivo);
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o un “imprenditore della diversificazione produttiva” attivando le innovazioni e gli orientamenti in agricoltura offerte dalle recenti legislazioni comunitarie, nazionali e regionali (di attivare agriturismo, fattoria didattica, reti di qualità di prodotto anche con vendita diretta, agroenergie).
Fatta la scelta sulla “figura imprenditoriale” procedere con:
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il trasformare la “idea di impresa” nel progetto di sviluppo aziendale con il dettagliare, nel contesto dell’obiettivo generale progettuale anche quelli specifici, rilevando i risultati che si attendono e le azioni da indicare, le risorse necessarie per raggiungere i risultati (è il business plan economico finanziario da elaborare con cura rapportato ai mercati e alla richiesta del cofinanziamento);
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ricercare, sulla base della progettazione condivisa, la possibile fonte di finanziamento (oltre il premio insediamento giovani, investimenti, qualità, pacchetto giovani previsti dai PSR). Per acquisto terra verificare la possibilità di mutuo presso ISMEA.
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l’acquisizione di “formazione base” in agricoltura tramite partecipazione a corsi di formazione professionale organizzati da Enti autorizzato dalla Regione Lazio;
Adempimenti necessari per avviare una impresa agricola:
apertura partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate;
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iscrizione presso il Registro delle Imprese Camera di Commercio;
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iscrizione e dichiarazione presso l’INPS Provinciale.
(*) Responsabile Tecnico dell’Ente Regionale Servizi Sviluppo Agricoltura (Erssag-Copagri Lazio)
Roma, 27 luglio 2013