Come i Pensionati temevano e come era stato ampiamente previsto dagli analisti più attenti, anche l’ISTAT ha omologato il dato dell’inflazione schizzata al 3,3% dal 2,9% di febbraio. Siamo ai massimi storici dal 1966, con una stima di aumento mensile dello 0,5%.Questo inquietante dato è frutto delle sommatorie pesate dell’aumento dei trasporti, 5,8%, dei prodotti alimentari, 5,5%, del gasolio, aumentato in un anno del 20,2% , altrettanto consistente l’aumento del pane , in un anno 13,2%, la pasta del 17% base anno e 3% rispetto a febbraio.L’altro comparto cruciale è quello dell’energia con un incremento del 9,8%.Tale andamento costituisce una vera emergenza soprattutto per una categoria come i pensionati ,il cui reddito segna il passo dal 1993, considerato anche che la tensione inflattiva opera massicciamente su voci di consumi ad andamento pressoché rigido e su generi che sono di prima necessità, questo favorisce il triste fenomeno dell’impossibilità di affrontare la quarta se non la terza settimana.Sugli aumenti del petrolio, oltre a fattori obiettivi, giocano pesantemente comportamenti speculativi e l’assoluta mancanza del “mercato”, come regolatore, in assenza di concorrenza.Per i pensionati si invocano alcune misure correttive, quali:aumento della no tax area a 8000 euro; creazione del paniere sociale che comprenda i soli generi che costituiscono i consumi abituali delle famiglie; provvedimenti sociali sulle tariffe di acqua, gas, elettricità, su cui si preannuncia un aumento di circa il4,2%; calcolo della TARSU solo sul numero dei componenti del nucleo famigliare .Qualunque provvedimento per i Pensionati non potrà prescindere dal recupero incrementale delle pensioni, o ritornando ad una credibile perequazione automatica o attivando la Commissione preposta all’esame dell’aggancio degli aumenti al PIL.
Rodolfo Damiani – FNP CISL Frosinone